LA DISTILLAZIONE E TOTO' KING'S ACTORS
L'ALCHIMIA E LA MAGIA COMPLICI DELLA DISTILLAZIONE PER PRODURRE I LIQUORI E I DISTILLATI.
di Antonio Faracca
Tre o quattro mila anni or sono , ai margini di un piccolo villaggio, davanti ad una casupola di sassi e fango, ricoperta da stuoie e pelli, una donna è intenta a far bollire, dentro una pentola di coccio, frutta o erbe, forse uva o vino. Densi vapori si levano verso il cielo e la donna li osserva; probabilmente pensa che attraverso quei vapori potrebbe disperdersi nell’aria iul meglio della sua mistura. Allora, la donna prende una pelle e copre il pentolone. E’ nato il primo coperchio. Ma la donna non sa ancora che è nato qualcosa di più : il prmo sistema di distillazione. Sin qui la ricostruzione immaginaria della nascita della distillazione, ma documentazione storiche descrivano dati reali sulla sua origine. Uno dei primi documenti che da notizie precise sulla conoscenza di distillazione nel tempo antico, è il commento sui cinque libri di Pedanio Dioscoride Anazarbeo, medico greco della Cilicia. Dioscoride è famoso per la sua opera in 5 libri, De Materia Medica, un erbario scritto in lingua greca che ebbe una profonda influenza nella storia della medicina. In un suo documento si legge che “Distillare è imitare il sole, che evapora le acque della terra e le rinvia in pioggia”. Dioscoride ci descrive di un apparecchio per distillare, ottenere essenze liquidi medicinali, dotato di una “vescica” con una sorta di testa superiore, dalla quale i vapori entravano in una struttura refrigerante per la condensazione, che non troviamo più negli apparati di distillazione di epoca medievale. Come si evince la liquoristica è cultura basata in primis dall’utilizzo delle erbe, spezie e droghe che grazie ai loro principi attivi hanno delle proprietà medicamentose usate nella farmacope e poi impiegate come ingredienti nella produzione dei liquori. La parola “destillatio” appartiene al lessico latino classico, ed è derivata da “stilla”: è la tecnica che consente di recuperare in forma liquida, goccia a goccia, alcune delle essenze estratte da sostanze liquide o solide trasformate in forma di vapore da una fonte di calore, e ricondensate per raffreddamento. Agli antichi distillatori, doveva sembrare, una sorta di magia, la trasformazione della materia in un vapore per virtù del calore, seguita dalla sua ricondensazione per raffreddamento, con l’acquisizione di altre qualità in questo duplice passaggio. Sappiamo che questa tecnica di distillazione era molto praticata, nel mondo greco-romano, in profumeria ed in aromateria; tecniche di recupero di aromi per distillazione dalle piante erano certamente praticate anche in epoca preistorica. Dioscoride, ideò un apparecchio per ottenere dei liquidi medicinali che denominò “Ambic” dal quale termine trasformato dagli alchimisti arabi in “alambic” sembra sia derivato il moderno alambicco. Dioscoride non è il solo ad utilizzare le proprietà medicamentose delle piante va ricordato Ippocrate da Kos (460-377 circa a. C.) che, le sue ricette, i suoi metodi di dosaggio e le sue diete, influenzò il mondo romano e parte di quello medievale. Fu lui a classificare per la prima volta in modo organico 300 specie di piante medicinali. Si attribuisce ad Ippocrate l’invenzione del vinum absinthiatum (il vino ippocratico), ottenuto facendo macerare nel vino i fiori del dittamo di Creta e dell’artemisia absinthium. Queste conoscenze sono fondamentali per comprendere i liquori che sono bevande piacevoli con proprietà aperitive e digestive date non dall’alcol ma solo dalle erbe, spezie e droghe. Un uso smisurato diventa solo dannoso con conseguenze ben note a tutti. Occorre quindi informare ed educare i giovani al bere con messaggi istruttivi dove si possano apprendere l’ arte e la cultura della liquoristica e della miscelazione. Va subito detto che l’alcol non è un nutriente anche se un grammo di alcol libera 7 Kcal, le calorie che apporta sono delle calorie “vuote”, cioè non apportano sostanze nutritive. A differenza delle altre sostanze nutritive, l'alcol una volta entrato nel nostro organismo deve essere obbligatoriamente metabolizzato ed eliminato, perché produce acetaldeide che è una sostanza tossica e cancerogena, ed oltretutto l'alcol non può essere immagazzinato come riserva, come avviene con gli zuccheri e i lipidi. L’etanolo dopo che è stato assorbito si diffonde nei fluidi corporei, e può essere eliminato attraverso il respiro, la sudorazione e le urine, ma la stragrande maggioranza dell'etanolo viene metabolizzata (assimilata, da vari tessuti, ma il ruolo chiave nel metabolismo dell'etanolo lo svolge il fegato). L’assorbimento dell’alcol inizia a livello dello stomaco, ma è più pronunciato a livello intestinale. La molecola dell´alcol è molto piccola e solubile in acqua: ecco perché, una volta ingerito, l´alcol è assorbito velocemente, per semplice diffusione, senza dover sottostare ai lunghi tempi della digestione. A digiuno la velocità di assorbimento è più elevata, mentre a stomaco pieno è più lenta. Il fegato è l´organo che metabolizza la maggior parte dell´etanolo ingerito, trasformandolo, per ossidazione, in acetaldeide. L´acetaldeide è una sostanza molto tossica, se non si riesce a smaltirla tutta (perché si è bevuto troppo) si accumula proprio nel fegato, che quindi subirà i danni maggiori. Dopo circa 15-20 minuti, l’alcol si ritrova nel sangue e, attraverso il torrente sanguigno, è veicolato a tutti gli organi e distretti corporei; i suoi effetti crescono in modo direttamente proporzionale rispetto al tasso e alla quantità della bevanda assunta.